Alle Giornate degli Autori “La legge degli spazi bianchi” da un racconto di Pressburger

Alle Giornate degli Autori, ovvero nell’ambito del Festival di Venezia, sarà proiettato “La legge degli spazi bianchi” di Mauro Caputo, tratto da un racconto di Giorgio Pressburger. Una produzione Vox Produzioni in associazione con Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con Collective Pictures e A_Lab. Una distribuzione Istituto Luce-Cinecittà

A un anno e mezzo dalla scomparsa, torna grazie alla forza magica del cinema, la voce, la ricerca appassionata, la grandiosa forza evocativa di Giorgio Pressburger, uno dei più alti e avventurosi intellettuali europei (e italiani). Scrittore, traduttore, giornalista, regista teatrale e cinematografico, poliglotta e mediatore culturale come pochi nel nostro tempo, una mente capace di incarnare da sola quell’identità storica e insieme quel continente ideale che chiamiamo ‘mitteleuropa’.

E torna con il suo giovane sodale nel cinema, Mauro Caputo, che lo ha seguito in due speciali precedenti film, “L’orologio di Monaco” e ”Il profumo del tempo delle favole”, che sono valsi a Pressburger un inaspettato Nastro d’argento Speciale alla Carriera. La loro terza avventura filmica, che arriva purtroppo dopo la scomparsa di Pressburger, si intitola, appunto, “La legge degli spazi bianchi”, e sarà presentata in prima mondiale alle Giornate degli Autori 2019.

Il film prende le mosse da un racconto di Pressburger. Un apologo sulla dimenticanza, che nel film ha il dono di ricordarci vividamente e come molto presente  il suo autore. Le parole del racconto sono scandite con una prova avvolgente da Omero Antonutti, mentre il protagonista ha corpo e cuore di Fulvio Faranzano. Le riprese sono intervallate, in contrappunto,  da immagini dell’Archivio storico Luce. Con discrezione, Caputo arrivato alla sua opera terza, ci regala un altro piccolo sorprendente film: ipnotico, magico, commovente senza retorica, dove un calmo fiume di parole diventa una specie di formula per spiegare e calmare le inquietudini di una mente – quella di Pressburger – che sapeva interpretare molto dei nostri pensieri.

IL RACCONTO

Tutto è scritto negli spazi bianchi, tra una lettera e l’altra. Il resto non conta. Una fredda mattina d’inverno, il dottor Fleischmann (letteralmente: uomo di carne) si trova ad affrontare l’inizio di una progressiva perdita di memoria. Inizia così l’apologo, in un’atmosfera onirica dove realtà e finzione sembrano intrecciarsi e a tratti confondersi. Il protagonista, un uomo di scienza, si ritrova immerso suo malgrado in un universo, quello della malattia, dominato da misteriosi rapporti tra il destino e le vicende biologiche e fisiologiche che regolano la vita.

Il film è tratto dall’omonimo racconto di Giorgio Pressburger, che ancora una volta analizza i misteri più profondi che da sempre affascinano e spaventano l’uomo, alla perenne ricerca del significato e del senso della vita.